mercoledì 26 maggio 2010

RICERCA SULLA VERIDICITà RIGUARDO AL FATTO CHE LE PIRAMIDI FOSSERO TOMBE (tesi alternativa)



La scienza definisce una serie di percorsi specifici da intraprendere  con una sequenza di ipotesi e test (onde trarre le conclusioni), che il vero studio scientifico deve includere. Premesso che, per essere considerato scientifico, esso dovrebbe soddisfare il quadruplice criterio di essere:

1.    testabile;
2.    falsificabile (finché non si può qualificare definitivamente un’ipotesi come teoria scientificamente valida, questa deve essere almeno falsificabile o confutabile);
3.    ripetibile;
4.    sottoposto a revisione finale.

Gli egittologi asseriscono che le piramidi furono costruite come tombe dei faraoni. Questa affermazione è testabile? Si, infatti, molte squadre archeologiche hanno cercato resti umani nelle piramidi, anche se nessuna mummia reale è stata trovata al loro interno. Da un punto di vista severamente scientifico, sembrerebbe ovvio, secondo il criterio scientifico, dover scartare l’ipotesi che le piramidi fossero tombe.

La prova fu ripetuta un centinaio di volte senza che il risultato cambiasse. In nessuna delle piramidi furono trovati resti umani e nemmeno tracce di humus.
Gli archeologi hanno, però, preferito ignorare gli imbarazzanti esiti dei loro test e sostenere di aver localizzato sarcofagi in ogni complesso piramidale.
Inoltre, dichiarando che i sarcofagi erano stati rubati dai tombaroli, presentando un’altra idea non dimostrabile, riuscirono a proteggere efficacemente le loro ipotesi e le loro conclusioni dai requisiti di testabilità scientifica.

Aggiunsero un ulteriore elemento non dimostrabile, ovvero: le urne litiche rettangolari trovate nelle piramidi erano sarcofagi, a complemento della loro tesi originale in cui le piramidi erano tombe. Nondimeno, come si è visto, la loro premessa non era mai stata approvata e, infatti, falsificata…

Esaminiamo altra evidenza probatoria.
Ci sono testimonianze che documentano che alcuni cosiddetti sarcofagi, per i quali è possibile testimoniare che sono stati scoperti intatti, non contenevano i resti del Faraone.
Le cronache dell’VIII sec. riportarono che quando, nel 820 d.C. il califfo di Bagdad Al Mamoun penetrò con i suoi uomini nelle Grande Piramide, e con loro si arrampicò al suo interno fino ad entrare nella camera del re, non trovò nulla nel “sarcofago”, né tesori d’alcun tipo da nessuna parte. La Piramide era vuota.

Il volume esterno del “sarcofago”, un blocco unico scavato dall’interno, è esattamente il doppio di quello interno. Una precisione davvero stupefacente, vista la tecnologia dell’epoca: l’archeologo Flinders Petrie dichiarò che l’unico strumento per ottenere un risultato del genere, sarebbe stata una sega circolare in bronzo tempestata di diamanti, da far ruotare attorno ad un albero di trasmissione mediante lacci. Qualche anno fa, l’ing. Christopher Dunn, esperto tra l’altro della lavorazione del granito, dichiarò più esplicitamente che per realizzarlo fu usato un trapano ultrasonico 500 volte più veloce di quelli moderni, e scoprì che la tecnica ultrasonica era riscontrabile anche in altri particolari presenti nell’area di Giza, come negli stipiti del Tempio a Valle nei pressi della Sfinge, dove sono evidenti le trapanazioni tubolari con una speciale tecnica “a smeriglio”.

Vorrei aggiungere un’osservazione superflua, ma importante per capire fino a che punto può spingersi l’oscurantismo degli egittologi: chiunque sa che per conservare a lungo del materiale deperibile, bisogna impedire gli effetti degradanti dell’acqua e dell’aria. La mummificazione praticata dagli antichi Egizi dimostra che questo concetto era conosciuto, poiché era alla base di tutta l’operazione; tuttavia, nella camera concepita per la tumulazione della mummia, sarebbero stati architettati due cunicoli rituali i quali, conducendo l’aria all’interno, avrebbero di fatto reso inutile tutto il lavoro degli imbalsamatori.
Un altro caso più recente riguarda la Piramide di Sekhemkhet, successiva a quella più famosa “a gradoni” di Djoser/Zoser, nella necropoli di Saqqara. Non fu mai ultimata e fu intenzionalmente ricoperta di sabbia. Le mura perimetrali che circondavano il cortile della piramide, andarono completamente distrutte, e oggi è possibile intuire come doveva essere stata tutta la struttura, solo dalle ricostruzioni mappali disegnate dagli archeologi che l’hanno potuta studiare. Fu individuata casualmente nel 1952 dall’archeologo che all’epoca dirigeva i lavori nella necropoli di Saqqara: il dott. Muhammad Zakaria Goneim, che cominciò a riportarla alla luce e la chiamò Piramide Sepolta.

Stranamente, al contrario della piramide, la struttura sotterranea era invece uno stadio di lavori avanzatissimo e la camera principale conteneva un’arca rettangolare scavata da un unico blocco d’alabastro. L’archeologo aveva anche trovato una stanza piena d’oggetti d’oro, elemento di prova che nessuno era mai entrato prima. Questa sua scoperta lo convinse che nessuno avesse preceduto la sua investigazione.
Sicuro che nel sarcofago ci fosse una mummia, e di conseguenza poter provare la teoria della tomba, organizzò un grande evento mediatico per momento dell’apertura. I fotografi erano pronti a scattare, mentre il sarcofago si apriva di fronte ad un pubblico ammutolito. Ma quando finalmente fu aperto, dentro non c’era nulla. Non c’era la mummia e nemmeno una traccia che fosse mai stato seppellito qualcuno. Era semplicemente vuoto. I suoi “colleghi” non trovarono altro di meglio che accusarlo del furto di molti preziosi reperti d’oro da un negozio, polverizzando così la prova che la tomba fosse inviolata.
Fu umiliato pubblicamente, arrestato e incriminato. Alla fine, non potendo più sopportare le ingiuste accuse, si gettò nel Nilo.

Per quanto riguarda il “sarcofago”, l’assoluta perfezione del taglio sembra ottenuta più con strumenti laser che con presunti arnesi di rame; il tipo di chiusura a scorrimento laterale a una delle due estremità è anomalo; benché fosse sigillata, l’arca era completamente vuota.

Non si parla mai della presenza degli altri 132 vani rettangolari, pressoché uguali, sistemati a pettine e a distanza regolare, lungo un perimetro a forma di U, in posizione più esterna rispetto all’area ricoperta dalla Piramide sovrastante.
Sotto il complesso funerario di Djoser/Zoser ne sono stati scoperti ben 400 di vani, ma nemmeno di questi si parla mai.




Tratto dal libro “Anima Cosmica” di Daniela Bortoluzzi

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