"Immobile, sotto i ciliegi in fiore, con occhi di cristallo rapiti dalla volta d'eterei petali chiari,
stava un fanciullo pallido.
Il suo viso si mescolava a quello dei fiori tanto grande ed intensa era la sua perfezione e apparente delicatezza.
Le sue vesti d'ametista e neve erano a tratti accarezzate dalle lunghe, profumate onde della fluente chioma nera.
Immerso nel candore d'un eterno momento, il fanciullo rivolgeva il suo sguardo al di là degli alberi amici...
“Quando mai potrò passeggiare al di fuori di questo giardino, ultimo luogo di riparo, che solo io conosco e posso vedere? Quando mai potrò fluire all'esterno rendendo il mio umano esistere come tal sogno?
Nessun umano mi conosce. Nessun umano sa chi sono.
L'umano stesso che incarno si affatica a ricordare...”
Il bianco prato di petali fu smosso, e immerso in una quiete beata e un poco amara quest'essere dimentico del suo nome prese a passeggiare molto lentamente...
“Fragile e dissipabile è il sogno.
Ma il Nobile Fuoco sa difendere il suo Nucleo.
Mondo tetro e rovina persistono, e ancor manifestarmi non posso.
O è forse il timore? L'insicurezza dell'oblio?
Cosa sono stato? Un umano immerso nel conturbante fascino di un'isola di smeraldo e forse nelle meravigliose bellezze del cosiddetto estremo oriente?
Da dove proviene l'eco debole che alimenta il sogno?
... Forse, il più profondo ricordo, il mio più intimo, tenue sentore non ha origine da un passato solamente umano.
Tuttavia, son angosce d'un momento...
La Fiaccola rimanga ardente, la piccola Luce si mantenga incorruttibile...”
Si fermò di davanti al torrente Variopinto e dopo aver contemplato l'armonia del corso multicolore si sfilò le vesti di dosso, che ricaddero al suolo producendo una fugace zuffa di petali.
Di fronte al torrente egli era perfetto e statuario.
Dopo una breve esitazione il ragazzo scese nelle acque incantate, che gli avvolsero il corpo facendogli emettere un lieve sospiro.
Le ansie e timori accumulati venivano smossi dolorosamente dal corso delle acque scintillanti.
La tenebra si manifestò prontamente e il luogo diventò improvvisamente più tetro... sempre di più.
L'oscurità scese a renderlo completamente cieco.
V'era il buio.
Sentiva solo l'acqua che accarezzava il suo corpo.
Dello splendore precedente non riusciva a scorgere traccia.
Oscurità...
Bene. La prova aveva avuto inizio e vi era solo una cosa che sentiva di dover fare, un’unica, possibile cosa che gli pareva provenire, quasi suggerita, da quell'ostinato Fuoco che ardeva al suo interno: aprirsi a sentire.
E ciò che sentì fu lo scorrere dell'acqua, non v'era altro di cui avesse coscienza, ora.
Era l'acqua e basta.
Quindi all'acqua volle affidarsi, dall'acqua volle apprendere...
E cosa faceva l'acqua? Fluiva...
Gli oscuri umori continuavano ad aggredirlo e lui volle provare a riprodurre il semplice insegnamento dell’acqua: si lasciò fluire tutto attraverso...
Non combatté gli stati d'animo, li contemplò.
Così facendo, questi scivolarono attraverso di lui come potrebbe scivolare della sabbia su d'una sfera di cristallo.
Fu quindi testimone incorruttibile del suo buio e questo scivolò in lui e fuori di lui senza incontrare forze che lo potessero alimentare ulteriormente.
Ciò si perpetuò fino quando il torrente, poco alla volta, raccolse il tutto... e depurò.
Infatti, poco alla volta, il fanciullo tornò a vedere le bellezze che lo circondavano e le vide ancor più belle di quanto gli erano parse in precedenza.
Il Fuoco accesa dentro di sé fu determinante poiché seppe integrare anche l'Acqua, l'insegnamento del fiume.
“Ricercando me stesso...”
Il ragazzo uscì dall'acqua e la sua pelle umida riluceva i colori del giardino fiorito.
Si sedette sotto i ciliegi, praticando l'Arte.
In quel viso immobile si manifestò radioso un sorriso.
E il sorriso fu coronato e da un soffio di petali bianco-rosati..."
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"... suggestiva... ma Ferdiad, dimmi, a chi si riferisce il tuo racconto?", chiese la giovane irlandese, che ospitava quell'enigmatico ed altrettanto giovane viandante, il quale, dedito a gustarsi i genuini cookies casalinghi, preparati dalla madre della ragazza, impiegò qualche momento per rispondere...
"Ehm... si riferisce a tutti coloro che si trovano nella condizione di quel ragazzo e a uno solo... a tutti quelli che si sentono insofferenti alla bruttura e alla misera condizione d'esistenza che oggi accomuna la maggioranza degli esseri umani. Però, ho detto a uno solo perché più che ogni altra cosa è la mia esperienza, il mio sentire, prima di riuscire ad iniziare concretamente ad uscirne..."
Niamh si concentrò per un po' su quelle parole, sorseggiando il suo tè, senza però avere un'aria smarrita come tante ne vide Ferdiad...
La ragazza aveva i capelli di un rosso d'oro e le lunghe ciglia le adornavano i grandi occhi verdi, la bocca era piccola ma bella come una rosa e ben definita come tutte le linee del suo corpo. Vestiva con un vestito da lei prodotto, di tipo quasi arcaico, tanto semplice - quanto bello e colorato - era il suo disegno.
Dopo qualche minuto, Niamh riprese: "Raccontami di più del tuo percorso... del tuo cammino di liberazione, se così si può chiamare. Sono molto curiosa."
"Non prendermi con tutta questa considerazione... tuttavia continuo a percorrere il sentiero, e tu avrai la tua storia, anzi... credo che, dietro quell'adorabile viso da misteriosa, tu la stia già avendo!
Ad ogni modo, potra essere oggetto di un'altra discussione...
Che ne dici invece di andare ora in quel bosco vicino casa tua, in quella collina tanto famosa per le sue storie di magia? In questo periodo ci saranno senz'altro dei porcini eccezionali e se li trovassimo potremmo preparare una cenetta squisita! Infatti ho intenzione di applicare quella ricetta di cui ti ho parlato."
Niamh sorrise e ripensò alla succulenta ricetta accennatale da Ferdiad la sera precedente e, effettivamente, le venne l'acquolina in bocca.
"Bene!", fece lei "vado di sopra a prendere la mia borsa e l'offerta... lo gradiscono sempre!"
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