C'erano una volta, in tempi assai remoti, un ragazzo e una ragazza chiamati Lugaid e Anya.
Entrambi erano bellissimi. Lei aveva rossi capelli lunghi ondulati e grandi occhi verde smeraldo, con un corpo esile ma con linee sinuose; lui aveva capelli ramati e occhi nocciola chiaro, con un corpo alto e ben proporzionato. Erano l'immagine del femminile e del maschile in armonia.
In un temporalesco pomeriggio tardo primaverile, Lugaid e Anya s'inoltrarono, dopo una lunga passeggiata, in un bosco molto antico: la selva di Lago Splendente, del quale si narravano storie di incantesimi, magie e strane creature. E in tal luogo vi entrarono senza pensare, trascinati dalla forte passione amorosa che provavano l'uno verso l'altra. E mentre tra baci e carezze sceglievano il luogo dove giacere assieme, prestavano però attenzione ai suoni del bosco, ai lignei cigolii delle antiche querce, alla voce del vento tra gli alberi, ai tuoni lontani ed al linguaggio degli animali che un po' ad entrambi era stato insegnato; scuola, a quei tempi, ritenuta necessaria ad ognuno per cercare di vivere il più possibile in armonia con la Natura e le sue varie realtà. Un po', però, intendere i linguaggi naturali era loro istintivo per la condizione naturale nella quale erano nati.
E camminando sotto la verde volta, in quell'atmosfera quasi onirica dai colori della tempesta, ogni suono, fremito d'ali, canto d'uccello e i roboanti tuoni sempre più vicini aumentavano la carica di magia.
Quel sovrumano concerto di suoni e sensazioni s'insinuò negli animi dei due ragazzi conducendo i loro passi, facendoli quasi danzare sull'erba e sul soffice muschio...
E in quell'ebbra danza giunsero alla sponda di Lago Splendente, il quale era limpido e cristallino anche nella luce temporalesca.
Pareva quasi che i cristalli nel fondale emanassero una loro luce...
Il vento si faceva più forte, scompigliando vesti e capelli. Dopo essersi velocemente guardati attorno, i loro occhi s'incontrarono, con intensa attrazione...
Scivolando nei corpi, le mani sfilarono gli ingombranti vestiti: le calzature, un lungo abito verde, monili d'oro e d'argento, una casacca e un paio di pantaloni...
Nel tempo che seguì, in quel fresco letto d'erba tenera, non ci furono peccati né sensi di colpa, ma solo grande piacere fisico e spirituale, grande passione e dolcezza.
Il bosco, ora, risuonava di suoni amorosi che si confondevano con quelli della selva...
Un coniglio di passaggio indugiò un momento cercando di comprendere cosa stesse capitando d'insolito in quel luogo normalmente tranquillo.
Una civetta si riparò in una cavità del tronco di un vecchio noce, per ripararsi dal temporale ormai imminente.
Un potente tuono fece gemere il bosco e con foga arrivò uno scrosciante improvviso acquazzone che non risparmiò nessuna zolla di terra e pianta.
Sotto questo fragore quella danza d'amore s'intensificò.
Si guardarono negli occhi e mentalmente ringraziarono la Dea Luminosa per tanto piacere, tanta felicità e bellezza vissuta in luogo e in una situazione così unici e particolari. Un sentimento sincero di gratitudine giunto puro ed immacolato dalle profondità del loro cuore.
E tra sguardi a volte alterati, sorridenti e gioiosi, a volte un po' annebbiati dall'estasi, ad entrambi parve d'intravedere, nella cortina di pioggia, una candida creatura scendere dal cielo e posarsi nel lago increspato da miriadi di proiettili liquidi.
Scroscio impietoso...
Lampi accecanti di grandi rami viola, brontolii irrequieti nella volta cupa...
Il bianco cigno s'avvicinò sempre più a loro nuotando tranquillo nell'acqua...
La danza d'amore raggiunse livelli sempre più intensi, sempre più vissuti, sempre più ampi...
Scrocio intenso,
pioggia impetuosa...
abbaglianti lampi di saette turchine...
furenti suoni nel firmamento...
E nel beato momento in cui il loro piacere giunse al culmine il cigno spalancò due splendide, immense ali, dalle quali irradiò una luce improvvisa. I corpi di Lugaid e Anya si contrassero di colpo ed essi, per un breve istante, gridarono di meravigliose sensazioni indicibili, sublimando le Grandi Energie.
Luce...
Nudi scivolarono, con il sentore di bianche ali sotto di loro, in un luogo di arcobaleni e bagliori
E per un tempo ignoto vi rimanerono....
Vissero e passeggiarono in meravigliosi paesaggi nei quali è sempre primavera...
Paesaggi dall'atmosfera luminosa ed azzurrina, che non parevano illuminati da nessun astro. Peasaggi lambiti da venti spesso brillanti e colorati, e tra le montagne si potevano scorgere singolari sorgenti di luce, dalle quali si estendevano venature luminose, come corsi d'acqua.
I boschi fatati erano sparsi a gruppi qua e là e all'orrizzonte si delineava una grande foresta certamente ricca di inimmaginabili segreti ben custoditi.
Vi erano laghi meravigliosi dal color zaffiro intenso con idilliache isolette in alcune delle quali crescevano meli dai frutti color d'oro e talvolta rubino.
Delicati fiori singolarmente ammalianti nelle cui corolle splendevano come stelle le gocce di rugiada, alberi borbottanti, prati smeraldini ed ondeggianti, rocce tempestate di opali e quarzi... Tutto ciò era in grado di far commuovere un cuore umano per via di tal gloriosa bellezza dovuta a tanta magia.
Una così grande meraviglia di fronte alla quale le più grandi bellezze della nostra umana dimensione impallidiscono assai.
E in quella variopinta terra, per quello che provarono e vissero, i due giovani esultarono di sensazioni a noi sconosciute: s'immersero in stati di beautitudine, gioia e piacere che non possono esser descritti da parole umane.
Appresero conoscenze ed arcani segreti da esseri un po' meno fisici di noi e da fiammeggianti spiriti...
Il tesoro che ora possedevano non può esserci noto ma certamente vi era una nuova consapevolezza in loro. La consapevolezza dell'Incanto, dell'Amore, della Bellezza e della Creatività a livelli che gli umani dei tempi odierni ignorano...
Quando venne il momento di tornare sulla nostra terra, vestiti di pregiati tessuti vennero condotti ,dai Nobili Signori che in tal reame dimorano, in mezzo ad alte pietre muschiose disposte in cerchio.
Tra le mani, i due giovani stringevano alcuni preziosissimi doni elfici, tra i quali la chiave per accedere a quel mondo.
E tra i radiosi sorrisi degli Elfi, tutt'intorno al cerchio, e i brillii delle luci feeriche si levò dalla terra una fresca nebbiolina vorticosa.
Tutto ruotò...
Quando la nebbia si dissolse, Lugaid e Anya si ritrovarono in all'interno di un antico cerchio di quercie nel bosco di Lago Splendente.
Era mattino, il sole splendeva e solo qualche nuvola errava tranquilla nel cielo.
Si guardarono negli occhi, con una luce nuova, quasi con un senso di complicità. Non era necessario dire nulla... sorrisero solamente, e si avviarono alla sponda del lago, teatro del loro Amore. Ringraziarono di cuore, con brevi gesti.
Dell'umido dovuto all'acquazzone non c'era traccia... quanto tempo era passato?
Quando percorsero il sentiero nel bosco per arrivare all'uscita, notarono che la selva era leggermente differente...
Mentre si approssimavano al villaggio notarono varie differenze nella disposizione dei campi e nell'organizzazione delle costruzioni.
Nel momento in cui entrarono nella comunità notarono che le faccie a loro note erano un po' più mature e i bambini erano ora adolescenti. Ci fù grande stupore da parte della gente e in particolare dei famigliari che non poterono trattenere le lacrime, seguite da lunghi, intensi abbracci, con l'aggiunta di un sacco di domande disordinate.
Interrogando gli sciamani, negli anni della loro assenza, risultava che i giovani non erano deceduti ma si trovavano in un luogo difficile da raggiungere. I più abili rimanevano incantati dalle visioni che suggerivano il luogo nel quale i due amanti si trovavano, ma molte persone interpretavano la cosa come un effettivo decesso fisico o un abbandono del villaggio.
Tuttavia rimaneva in interrogativo: che fossero morti o se ne fossero andati, perché trovare vestiti in perfetto stato e monili nella sponda di un lago per di più famoso per i suoi prodigi?
Con il tempo tutto fu chiarito e quelli che all'inizio di questa storia erano due ragazzi puri ed innamorati ebbero un avvenire molto lungo ed intenso, e grazie alle loro conoscenze e alla loro saggezza nel villaggio dilagarono un'abbondanza e pace tali che non potevano non essere dovute ad un pizzico di magia.
Infatti, dal giorno del ritorno di Lugaid e Anya, l'aura di mistero del bosco sacro di Lago Splendente s'infittì e, in particolare durante i crepuscoli, le mezzenotti e le albe, si potevano udire ammalianti musiche sovrannaturali e scorgere strane luci colorate tra gli alberi.
E talvolta, durante crepuscoli e albe, capitava di vedere al di sopra degli alberi, nel punto in cui si trovava Lago Splendente, due candidi cigni volar via o scendere con grazia nel misterioso, silente specchio d'acqua...
***
BREVE COMMENTO ALLA STORIA
Nella storia, che spero sia riuscita bene, ho voluto condensare, non senza un filtro personale, quell'armonia con la Natura e quella comunicazione con gli animali propria delle società arcaiche, quella mancanza di senso del peccato nei piaceri fisici e spirituali e nell'atto di un'unione amorosa. Filo trainante del racconto è la magia ed il mistero, elementi onnipresenti in tali antiche società dalla consapevolezza più elevata di quanto non lo sia oggi con il nostro "progresso".
Cerchiamo di ritrovare nuovamente la coscienza di ciò che ci circonda e può esistere parallelamente alla nostra realtà.
Cerchiamo di riconcigliarci anche con i nostri fratelli animali...
Dal libro "La Sapienza di Avalon" di B.Bates:
"Il biologo Barry Lopez ha definito la nostra distanza dal mondo animale come il cedimento e la rottura di quello che un tempo era il vincolo spirituale di reciprocità che ci legava alle creature nostre compagne. Una volta pensavamo agli animali come a esseri che appartenevano con noi a una sfera al di là di quella materiale, «strutturata dal mito e dall’obbligo morale e attivata dalla potenza spirituale». Lopez ipotizza che il nostro distacco da questa concezione originaria si dovette al dualismo cartesiano e alla conseguente concezione dell’animale come un’entità meccanica priva di anima, con cui gli uomini non potevano avere rapporti morali.
Abbiamo perduto in due modi il nostro rapporto con gli animali. Il primo è che non siamo più in contatto quotidiano con loro; i nostri atteggiamenti verso gli animali sono diventati quelli di padroni e la nostra conoscenza di essi è deformata perché non li incontriamo più nel loro habitat naturale e raramente ci addentriamo nel paesaggio in cui vivono.
Il secondo è dovuto, per usare i termini di Lopez, a una mancanza di immaginazione. Come adulti abbiamo perduto il senso di ciò che è misterioso e incute timore. Abbiamo bandito gli animali dalla nostra mente come se non fossero capaci di aiutarci nelle nostre situazioni difficili. Lopez sostiene che non troveremo mai più una strada a ritroso verso le nostre radici sacre finché non «scopriremo il modo di guardare in faccia il caribù, il salmone, la lince e il passero senza furberia e senza l’intenzione di tradirli... la nostra perdita di contatto con loro ci priva della comprensione del mistero» [Lopez, B., Crossing Open Ground, e Lopez B., Arctic Dreams: Imagination and Desire in a Northern Landscape, Macmillan, London 1986].
Se potessimo ristabilire un grado di collegamento, di identificazione, di rispetto e perfino un senso della
presenza sacra degli animali, penso che ci sentiremmo rinvigoriti sia come individui sia come specie."
E' necessario anche che un numero crescente di persone recuperi la consapevolezza di quella forza incantevole e misteriosa proveniente dalla verde dimora della di Colèi che è "animatrice delle bellezze e delle armonie dei prati" e delle foreste, la Dea Luminosa o Grande Madre.
Quell'arcana energia che induca quelli che ancora sanno coglierla alla ricerca di una più luminosa condizione...
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